Femminilità e disincanto, così potrebbero riassumersi i lavori presentati da Veronica Francione: volti ritratti con un penetrante realismo espressivo, declinati talvolta con le tonalità proprie dell’incarnato, altre volte svelati in un poetico bianco e nero. Con fare fermo e deciso l’artista modella la fisionomia di uno stato d’animo, disegna con attenzione tratti somatici netti e quasi spigolosi, che si confrontano con la morbidezza dei capelli, con la malinconia degli occhi capaci di raccontare un abbandono totale o una pensierosa solitudine. Giochi segnici attraversano la pelle come lievi ferite che annunciano, forse, una sofferenza non esplicitata. Nei dipinti di Francione l’emozione diventa tangibile, mentre il silenzio, con il senso sospeso di un’assenza, governa l’insieme compositivo, lasciando che a parlare siano le dita nervose, gli occhi fissi o la semplice linea di un collo reclinato.

Paolo Levi