Note critiche

“L’intelligenza creativa di questa scrittura segnico-pittorica non si allontana dall’arte di tradizione, tuttavia la trascende tramite il chiaroscuro e brevi tracce di colore, per approdare ad una concettualità arcana e quanto mai raffinata”

Paolo Levi

 

“Femminilità e disincanto, così potrebbero riassumersi i lavori presentati da Veronica Francione: volti ritratti con un penetrante realismo espressivo, declinati talvolta con le tonalità proprie dell’incarnato, altre volte svelati in un poetico bianco e nero. Con fare fermo e deciso l’artista modella la fisionomia di uno stato d’animo, disegna con attenzione tratti somatici netti e quasi spigolosi, che si confrontano con la morbidezza dei capelli, con la malinconia degli occhi capaci di raccontare un abbandono totale o una pensierosa solitudine. Giochi segnici attraversano la pelle come lievi ferite che annunciano, forse, una sofferenza non esplicitata. Nei dipinti di Francione l’emozione diventa tangibile, mentre il silenzio, con il senso sospeso di un’assenza, governa l’insieme compositivo, lasciando che a parlare siano le dita nervose, gli occhi fissi o la semplice linea di un collo reclinato. “

Paolo Levi

 

Solitudini al femminile nella pittura di Veronica Francione

“Oltre ad una spiccata abilità nel disegno, Veronica Francione possiede la capacità di saper elaborare la superficie pittorica sotto il profilo materico, raggiungendo così un effetto di notevole impatto e suggestione. A ciò concorre anche la scelta della gamma cromatica, giocata sul contrasto di ombre e luci che tagliano i volti, nella preferenza accordata all’essenzialità del bianco e nero. Le opere appaiono così caratterizzate da superfici lucenti, in cui la brillante cromia serve ad esaltare la malinconia pensosa di solitarie presenze femminili.

Il carattere illustrativo di tali figure è solo apparente, in quanto l’artista sceglie per i suoi ritratti soluzioni non convenzionali, con l’uso di tagli diagonali e inquadrature che richiamano il primo piano utilizzato nella tecnica cinematografica.

Nelle ultime opere sembra dunque dissolversi quel distacco emotivo che nelle tele precedenti ancora si frapponeva, come la lente di un obiettivo, tra l’artista e l’esterno. L’immagine si fa più diretta e immediata: la verità della pittura traduce sulla tela una verità interiore, interpretata attraverso il ritratto, isolato e perciò decontestualizzato, di donna. Il risultato è un’immagine di grande forza e realismo espressivo, da cui emerge l’emotività più profonda e nascosta dell’animo femminile.

Le opere di Veronica Francione appaiono in sostanza permeate da una forte valenza comunicativa: il volto, di cui lo sguardo è la massima espressione, costituisce infatti l’elemento più importante del linguaggio non verbale. Il viso e gli occhi sono ciò che di noi arriva subito agli altri, il nostro “biglietto da visita”, ovvero il tramite tra noi e il mondo. La caratterizzazione (non solo anatomica) di un volto diventa così determinante nel definire la fisionomia artistica della Francione, che sigla i suoi dipinti con dei segmenti di colore rosso – diagonali animate da vivide pennellate – inseriti all’interno dei volti raffigurati. Tali segni superano la loro insita valenza grafica per assurgere a cifra simbolica: essi sono da intendere come connotati dell’anima, interpretabili come graffi o ferite. Il netto e rigido linearismo contenuto in questi tratti serve allora a sottolineare i vissuti nodosi dell’esistenza, i dolori e le miserie della condizione umana da cui nessuno è esente e da cui è sempre difficile affrancarsi. Cicatrici interiori che si rendono visibili su tutti i visi raffigurati e che pertanto formano una serie di tracce ineludibili nella produzione di Veronica Francione, soprattutto da un punto di vista formale.

In questi ultimi lavori si evidenzia anche una graduale intensificazione cromatica dello sfondo, con il conseguente risalto conferito al viso in primo piano; in particolare in Respiro il volto di donna emerge con forza dal buio e dal silenzio circostanti, nell’affermazione, pur nella permanenza di un dissidio interno, di un’attonita vitalità. L’immagine così bloccata assume il carattere di un’istantanea in cui la densità della pittura, compenetrata dalla fusione tra forma e colore e dal sapiente gioco di luci ed ombre, genera una presenza femminile quasi sospesa: essenza solitaria sì, ma viva e intensamente autentica”.

Emanuela Valleriani

 

“L’itinerario di Veronica (…) si è svolto sulla direttrice di un’interpretazione sempre più approfondita e coinvolgente dell’espressività della figura umana, come icona della vita sulla terra. Di qui la sua insistenza su certi tratti corporei (gli occhi, le mani) che meglio esprimono ansie e passioni, desideri e timori, insomma quella vitalità che è indizio di un peculiare carattere dell’esistenza.Negli sguardi allucinati, tragicamente fissi di certi suoi volti è rappreso tutto un groviglio di sensazioni e di voleri, come se le pupille fungessero da organi di un linguaggio alternativo a quello labiale : la pittura, così, diviene parola, esprime nell’icasticità della rappresentazione figurata un discorso tanto compiuto e coinvolgente quanto quello locutorio. Ma se questo tramite è da sempre conosciuto nella storia della pittura, un nuovo mezzo di espressività è adottato da Veronica quando affida alla figurazione delle mani i suoi intendimenti comunicativi. Le dita e le loro articolazioni assumono nella sua pittura un ruolo di intensa significazione : sono lì a rappresentare, in un vibratile intento di allocuzione, ora un’esigenza di difesa da forze esterne (Pioggia), ora un ripiegamento sull’essere profondo dell’individuo (Intimità). Quell’apparente nodosità delle falangi è emblematica della sofferenza dell’uomo, del suo bisogno di esplicitare le proprie esigenze, della sua ansia di amore, di comprensione.(…)Dunque, una pittura gremita di messaggi che colpiscono a fondo la sensibilità dell’osservatore, lo inducono alla riflessione e lo stimolano a partecipare emotivamente al lavoro creativo, producendo così quel legame interattivo che è il fine più alto dell’arte. Aver raggiunto questo obiettivo è un merito che Veronica Francione può legittimamente attribuirsi grazie alla ricchezza della sua ispirazione e alla profondità del suo sentimento”.

Umberto Russo

 

“La pittura della Francione è densa di tensione, di un vissuto interiore complesso, di un percorso faticoso.La drammaticità dei gesti, la cupezza dei colori prevalenti, il rosso e il nero, gli sguardi nascosti o diretti e disarmanti, i volti dolenti, l’intrecciarsi delle mani e delle dita definiti a volte, oppure sfocati, rivelano profonde e laceranti passioni. Le linee agitate, nervose, ora decise, ora tremanti che danno vita ai suoi soggetti, e i graffi che li solcano a volte con colpi rabbiosi, rappresentano  la solitudine di ogni essere umano, la sua inadeguatezza, la sua emotività, la sua fragilità. Corpi come barriere verso il mondo, come nicchie, come isole o come prigioni, ma in cui non si riesce a trovare rifugio da se stessi. Le grandi tele dilatano i soggetti, quasi a volerne penetrare l’essenza. Strati di colore sovrapposti si alternano e si mescolano, dando luogo a sorprendenti soluzioni oscillanti tra neri e marroni solcati, creando uno spessore denso e vibrante, un magma prepotentemente vitale. Il tratto sapiente è una  danza gestuale violenta eppure dolce, alla ricerca dell’identità dell’essere .

I suoi quadri manifestano sensibilità per quanto di inafferrabile c’è nella condizione umana,  per quel male di vivere che è in ognuno di noi. Nell’ espressionismo contemporaneo delle opere di Veronica Francione riusciamo a cogliere l’energia e l’inquietudine di una vera artista. “

Anna Soricaro